13 giugno 2013

Per i media non è importante cosa si dice ma CHI lo dice

Secondo la concezione pirandelliana dell'essere e dell'apparire ognuno di noi, agli occhi degli altri, non è cioè che sente di essere ma la rappresentazione che ognuno di noi da di quella persona. Quindi per qualcuno siamo simpatici, per altri non lo siamo affatto.
Forti di questa concezione i media sanno benissimo che possono giocare un ruolo fondamentale in questo processo valutativo della persona indirizzando la comunicazione.
Se vogliono far apparire qualcuno scontroso parlano di "ira funesta di Grillo", "urla di rabbia dal palco". Se lo vogliono far apparire pericoloso scrivono di: "terrorismo verbale" eccetera.

La categoria di questo blog "L'inganno delle parole" tratta proprio di questo. Un processo che inizia da lontano e che attraversa anche il "1984" di George Orwell con la geniale intuzione della neolingua.

Guardate come lo stesso concetto viene veicolato in modo opposto dalla stessa testata (sarà un caso ma la data è la stessa del romanzo Orwelliano):

19/05/1984 - intervento alla Camera prima del voto di fiducia

"non sarà tollerato che questo Parlamento sia ridotto a macchina di voti di fiducia per il governo in carica" e che "al di fuori di tale destino non ci sia altro che il SUO SCIOGLIMENTO" - Berlinguer (grande uomo politico). 

Sempre in quell'occasione qualcun altro aggiunge: "il governo ha contribuito allo svuotamento delle istituzioni", mentre ormai "i dibattiti veri continuano a svolgersi in sedi incontrollate, nel momento in cui torna in prima fila il problema dei poteri occulti: riemergono i fascicoli, si parla di informative dei servizi segreti" - Rodotà (grande uomo politico e costituzionalista)
 
Reazione di Repubblica: "il segretario comunista (Berlinguer, ndr) nel corso dei dieci minuti del suo intervento legge cinque pagine dense di allarme per le sorti della democrazia e delle istituzioni." e poi riferendosi a Rodotà scrive: "
si allontanava dalle sacrosante parole di Rodotà"

7/6/2013:
su internet (quindi non alla Camera, cioè dentro le istituzioni)

"L'esercizio della funzione legislativa non può essere delegato al Governo se non con determinazione di principi e criteri direttivi e soltanto per tempo limitato e per oggetti definiti. Fare leggi è il suo compito, ma le leggi, al suo posto, le fa il Governo sotto forma di decreti a pioggia, quasi sempre approvati in aula. Il Governo, in teoria, ha il compito di governare, non di sostituirsi al Parlamento. Camera e Senato, sono diventati un luogo di nominati che approvano le leggi del Governo." - Beppe Grillo (terrorista, qualunquista, istigatore all'odio).

Reazione di Repubblica: Il giornale all'inizio non risponde ma cita solamente questi commenti: Boldrini: "Colpire Parlamento è colpire democrazia"; Fassina: "Grillo, parole da cultura fascista"; Speranza: "Grillo nervoso"; Finocchiaro: "Così insulta i suoi elettori"; Brunetta: "Terrorismo linguistico, intervenga Napolitano"; Cicchitto: "Parlamento, Grillo non è in grado di rifondare il Parlamento".


Vi lascio con questa frase di Sandro Pertini (da quasi tutti considerato il miglior Presidente della Repubblica che l'Italia abbia mai avuto): "Sono del parere che la televisione rovina gli uomini politici, quando vi appaiono di frequente."

Se lo dice il grande Presidente tutti noi ne capiamo il significato più profondo, se lo dice Grillo è un attacco alla democrazia.

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